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Il Cervello: come stimolarlo e come proteggerlo, il ruolo degli adattogeni.

Aggiornamento: 21 gen

Il cervello è racchiuso nella scatola cranica: si tratta di uno degli organi più grandi e più complessi dell’organismo;!

Al suo interno sono presenti numerose strutture e miliardi di nervi che comunicano attraverso innumerevoli connessioni, le sinapsi, che consentono il passaggio dell’impulso nervoso. 

Le sue funzioni sono altrettanto numerose e variano dal controllo del respiro e di altre attività involontarie, a quello dei movimenti volontari, passando per la generazione di pensieri ed emozioni.

Il cervello è un organo diviso in due emisferi uniti dal corpo calloso, che comunica con il midollo spinale attraverso il tronco encefalico.

Il suo strato più esterno è la corteccia, mentre al suo centro si trovano i gangli basali e alla sua base, in posizione posteriore, il cervelletto.

Le attuali ricerche nell’ambito delle neuroscienze hanno evidenziato una certa specializzazione emisferica in termini di funzioni sia psichiche che fisiche, complementari e opposte. 

A livello motorio, l’emisfero destro controlla la parte sinistra del corpo e viceversa.

Nella parte sinistra sono localizzate principalmente le funzioni analitiche, logico-razionali, le funzioni di controllo, di comparazione, di computazione e le funzioni linguistiche ovvero il così detto pensiero convergente di analisi e di approfondimento.

Nella parte destra sono localizzate le funzioni di sintesi, intuizione, creatività, ideazione ovvero il pensiero divergente che esplora dimensioni inaspettate e a largo raggio.

Il linguaggio digitale è a sinistra e il linguaggio analogico simbolico è a destra.

In un’ottica taoista l’emisfero sinistro è maschile e quello destro è femminile, quindi la parte destra del corpo corrisponde alla funzione maschile, al rapporto con il padre (rene destro) ed è in relazione con il fare, il realizzare, l’organizzare, l’estrinsecare, il lottare ed infine l’esercitare il controllo.

La parte sinistra invece corrisponde alla funzione femminile, è legata al cuore, alla madre (rene sinistro), all’accoglienza, al saper essere ricettivi, al saper cogliere le opportunità, all’abbandonarsi a sé ed alla vita.

Entrambi sono utili e necessari, due aspetti che costituiscono l’unità essenziale umana: prendere e restituire, dare e ricevere, inspirare ed espirare: ecco allora che l’equilibrio viene dalla necessaria integrazione tra gli opposti, infatti nonostante la nostra cultura abbia per lungo tempo privilegiato le funzioni dell’emisfero sinistro, non esiste un emisfero migliore dell’altro.



Ciascun emisfero è diviso in più lobi: frontale, parietale, occipitale, temporale ed insulare. Per formare tutte queste strutture sono sufficienti due tipi di cellule: i neuroni (responsabili del passaggio dell’impulso nervoso) e la glia (che svolge funzioni di supporto e nutrimento e forma la mielina che avvolge i prolungamenti dei neuroni).

Il lobo frontale rappresenta l’essenza dell’evoluzione della specie umana; situato nella parte frontale della testa, proprio sotto le ossa frontali del cranio e vicino alla fronte, forma la parte dominante del nostro cervello, quella che ha impiegato più tempo a formarsi e a evolversi e a comparire.

 Tra le diverse funzioni che può svolgere, troviamo:

1.La processazione dei processi cognitivi, sofisticate funzioni esecutive che ci permettono di pianificare, prestare attenzione, memorizzare dati a lungo termine, comprendere quello che vediamo, regolare le emozioni e così via.

2. Comprendere e reagire ai sentimenti altrui. 

3. La regolazione della motivazione e la ricerca di ricompense: la maggior parte dei neuroni sensibili alla dopamina del cervello si trovano nel lobo frontale.

Il lobo parietale viene soprattutto riconosciuto per il suo ruolo nella percezione sensoriale e dello spazio, il movimento del corpo e il senso dell’orientamento, nonché per la presenza dell'area di Broca, dove avvengono la produzione del linguaggio e della parola, che ci permettono di tradurre il pensiero in parola.

In questo lobo vengono captate anche le informazioni relative alla maggior parte dei nostri organi sensoriali. Qui viene elaborato e modulato il dolore, ma anche lo sforzo fisico e la temperatura corporea.

Il lobo occipitale partecipa ai processi di percezione e riconoscimento visivo rivestendo una funzione chiave per quanto riguarda il senso della vista; la sua corteccia regola diverse aree del campo visivo, come quella che individua gli schemi mentali, per elaborare l’informazione e a inviarla alle altre aree dell’encefalo; aiuta a distinguere i colori, partecipa anche all’elaborazione delle emozioni e dei pensieri.

Il lobo temporale permette a riconoscere i volti, consente l’articolazione del linguaggio e la comprensione dei suoni, della voce e della musica; favorisce l’equilibrio; partecipa attivamente alla modulazione delle emozioni, come la motivazione, la rabbia, l’ansia e il piacere.

Del lobo insulare, invece, non si conoscono le funzioni esatte, tuttavia, in quest’area cerebrale sono state osservate diverse alterazioni in pazienti che soffrono di epilessia. Sembra essere parte attiva, ad esempio, nella percezione del gusto, nel controllo dei visceri e del sistema somato-sensoriale; sembrerebbe essere associata anche ai processi emotivi, dato che fa parte anche del sistema limbico.

Il sistema limbico composto da una moltitudine di strutture cerebrali interconnesse tra loro, la cui reale funzione è difficilmente indagabile con precisione.

Le strutture che compongono il sistema limbico e le loro funzioni sono le seguenti:

- ipotalamo, struttura cerebrale piccola composta da moltissimi nuclei e fibre che risultano essenziali per la sopravvivenza, poiché si incaricano del sistema nervoso autonomo e del sistema endocrino organizzando: lotta, alimentazione, fuga e riproduzione.

- ippocampo, una delle regioni più ancestrali dell’encefalo umano, per questo è la principale struttura legata all’ipotalamo nella regolazione dei processi base per la sopravvivenza, senza di esso non potremmo avere un’identità, poiché è un’area essenziale per il funzionamento della memoria, in particolare di quella remota, che configura la personalità, modellata in base alle esperienze; l’ippocampo, inoltre, è una struttura molto importante anche nei processi di apprendimento;

- amigdala, fa parte del cosiddetto cervello profondo, quello dove primeggiano le emozioni di base o l’istinto di sopravvivenza; la sua principale funzione è quella di integrare le emozioni con i modelli di risposta corrispondenti a livello fisiologico e comportamentale. Le sue connessione non solo producono una realtà emotiva, ma in seguito al suo stretto vincolo con il lobo frontale permette l’inibizione dei comportamenti, partecipando al tanto conosciuto sequestro emotivo o “Amiygdala Hijack”; impregna di colore emotivo i processi basilari, associando l’ansia o le emozioni negative all’alimentazione, al sonno e ai comportamenti sessuali.

- corteccia limbica, strettamente collegata alla memoria, per l’esattezza alla consolidazione e al recupero delle memorie dichiaranti: episodiche e semantiche.

Il sistema limbico agisce nell’integrazione dell’olfatto e della memoria a breve termine; svolge funzioni importanti in relazione alle emozioni, all’’umore e al senso di autocoscienza. Il sistema limbico svolge anche funzioni elementari come l’integrazione tra il sistema nervoso vegetativo e neuroendocrino. Inoltre, alcune parti del sistema limbico sono coinvolte nei processi mnesici, viscerali, di difesa e riproduzione.




L’integrazione somato-psichica ha come finalità l’armonizzazione degli opposti, la ricerca dell’equilibrio, dell’armonia e del proprio centro, oltre al lavoro sul cuore, sul respiro, sull’apertura, sull’amore e sullo sviluppo di una coscienza presente e in espansione.

Integrare soma e psiche, ossia corpo e mente, significa integrare l’alto, la testa, il controllo con la pancia , l’istinto, la libera espressione del sé; significa anche imparare come integrare ad armonizzare la parte destra con la sinistra per ricondurle al centro ottenendo equilibrio, sia in chiave simbolica che in chiave organica.


Per questa ragione, la Natura ha creato gli "adattogeni" e gli "nootropi", i primi facilitano il processo di adattamento agli stressor (termici, fisici, mentali, chimici, radianti, infettivi), i secondi sono invece legati alla capacità di aumentare la memoria e la capacità di apprendimento, potenziare le funzioni cognitive in condizioni di stress, proteggere il sistema nervoso centrale da sostanze neuro-tossiche, accelerare e ottimizzare i processi neuronali e aumentare la concentrazione e il “focusing” (focalizzazione verso gli obiettivi) senza avere effetto sedativo o stimolante, e senza dare dipendenza.


Gli adattogeni sono storicamente legati alla scoperta degli ormoni dello stress e della cosiddetta "sindrome di adattamento generalizzato", che comporta un graduale adattamento allo stress cronico, a scapito, però, della salute di sistema immunitario ed endocrino, e dell'organismo in generale.

Il contesto storico, politico e geografico in cui è stato sviluppato il concetto di "adattogeno" risponde a bisogni molto specifici ed estremi, quali la necessità, da parte dell'Unione Sovietica, di trovare sostanze naturali in grado di aumentare le capacità e le potenzialità umane durante la Seconda Guerra Mondiale e, successivamente, aumentare la produttività durante la Guerra Fredda.

Il farmacologo russo Nicolai Lazarev, studiando il Ginseng creò, così, nel 1947 la parola "adattogeno", per definire "una sostanza farmacologica capace di indurre in un corpo uno stato di maggiore resistenza, non specifica, in grado di contrastare i segnali di stress e far adattare l'organismo a sforzi eccezionali".


Nei primi anni '60, il lavoro di N. Lazarev fu continuato da Israel Brekhman, in particolare sull’eleuterococco; nel 1968 Brekhman definì tre criteri per caratterizzare un adattogeno:

  • aumentare la resistenza del corpo contro aggressori di diversa natura (fisici, chimici o biologici) in modo non specifico;

  • presentare un'influenza normalizzante, indipendentemente dai cambiamenti delle norme fisiologiche;

  • mostrare assenza di tossicità nell' influenzare le normali funzioni del corpo.


Gli adattogeni vengono oggi utilizzati per contrastare il processo di SENESCENZA CELLULARE, responsabile dell’invecchiamento immunologico e citologico, che porta ad una degenerazioni irreversibile delle strutture ippocampali e dell'amigdala; essi, infatti, non solo mantengono tonico l'organismo, ma lo rafforzano anche dal punto di vista immunitario, garantendo l'equilibrio di tutto il sistema Psico-Neuro-Endocrino-Immunitario.


Il termine inootropo è stato, invece, coniato nel 1972 da Corneliu E. Giurgea (6 Gennaio 1923, Bucarest – 30 dicembre 1995, Bruxelles), psicologo e chimico rumeno.

Il nootropo più famoso è senza dubbio il Reishi, inserito fra le 10 sostanze terapeutiche naturali più efficaci esistenti in natura e fra i funghi più utilizzati in micoterapia; ha un alto potere immunomodulante, ovvero migliora le funzionalità del sistema immunitario aiutando a difendere l’organismo da attacchi esterni e a migliorare la resistenza alle malattie.

Il Reishi possiede anche proprietà analgesiche e anti-infiammatorie ed inoltre ha effetti espettoranti ed antistaminici: quest’ultimo effetto è dato dall’acido ganoderico che agisce diminuendo l’istamina (una molecola che il nostro corpo produce quando deve rispondere alla presenza di un allergene).

Da sempre il Reishi è consigliato anche per tenere a bada lo stress: questo fungo medicinale infatti contiene una dose di acido pantotenico (vitamina B5) che agisce sul sistema nervoso, nutrendolo ed riequilibrandolo, defaticando e riducendo i problemi di insonnia.


Adattogeni e inootropi sono sostanze molto importanti per mantenere il cervello in salute; abbassando i livelli di stress e permettendo all'organismo di regolarizzare le proprie funzioni, garantiscono il corretto funzionamento del corpo; come con tutti i farmaci e gli integratori, ogni adattogeno ed inootropo va somministrato sotto controllo medico per valutarne l'indicazione più appropriata e l'efficacia terapeutica.





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